Teatro

Le marionette dei Colla tra le due Expo: Milano, 1906 e 2015

Le marionette dei Colla tra le due Expo: Milano, 1906 e 2015

E' il 6 marzo 1835 quando inizia ufficialmente l'attività dei Colla. 180 anni dopo, i marionettisti più famosi del mondo sono ancora qui, in una sede diversa, ma sempre a Milano. Da allora, migliaia di repliche e centinaia di tournée in tutto il mondo, con circa 30.000 pezzi (in continuo restauro!) tra marionette, costumi e scene stivati in tre luoghi diversi. Una storia incredibile, che li porta dal 1906 al 1957 al Gerolamo, l'unico teatro stabile a Milano insieme al Teatro alla Scala. Oggi, Eugenio Monti Colla, 75 anni, è l'ultimo marionettista storico del Gerolamo: con raffinatissima maestria continua nella sua attività, insieme ad altri professionisti. Un pezzo di storia che vive, pulsa e soprattutto lotta con le forme più moderne d’intrattenimento, che si fregia di una tradizione unica: i Colla sono l'unica compagnia che rappresenta l'altra Expo milanese del 1906. Nel 2015, infatti, metteranno in scena “La sposa del sole”, una fiaba giapponese che vedrà gli stessi materiali usati del 1906 nello stand Expo del Sol Levante. Eugenio Monti Colla ci apre le porte del suo Atelier, in un affascinante racconto che attraversa quasi due secoli.


Come si diventa marionettista?
Nel mio caso è il DNA della famiglia, ma lo diventi quando pensi di avere tra le mani un oggetto e riesci a farlo vibrare in maniera tale da comunicare le tue emozioni umane attraverso i fili. Se il pubblico le coglie attraverso questo pezzo di legno che si muove, ci sei riuscito. Non è difficile, uno deve avere solo voglia di uscire da se', lasciarsi andare e vivere questo pezzo di legno. Noi siamo solo dei mezzi. Da noi non esiste "la mia, la tua, la sua": chi vuole fare il marionettista deve capire il rito dell'oggetto e deve saperle muovere tutte.

Mica facile.
Idealmente, uno dovrebbe sapersela anche costruire. Poi è ovvio che non tutti sanno fare tutto: io per esempio non so dipingere e non so intagliare il legno, ma mi dedico ai costumi, scrivo i testi, curo la regia. C'è uno standard di costruzione che voglio sia rispettato nei pesi specifici: c’è quello che fa le teste e mi maledice ogni volta che dico che non mi piace.

Quando si può dire di essere bravi?
Quando invece di tirare solo i fili, li solleciti come quelli di un'arpa in maniera tale che la marionetta prenda movimento. E' sbagliato dire "ti tirano i fili come una marionetta": chi tira i fili non è un buon marionettista. Questo è un mestiere che si ruba con gli occhi: se non hai un personaggio da muovere, devi guardare gli altri. I primi ragazzi li ho buttati allo sbaraglio. Un giorno ho detto: "Ora tu muovi questa!”. Panico assoluto! Ma è stato un buon metodo educativo.

Come si prepara uno spettacolo?
Devi lavorare con gente che lo fa da anni, e devi iniziare a pensare al progetto almeno due anni prima. Poi pensi ai disegni delle fisiognomiche, ai bozzetti dei costumi, delle scene e iniziare a lavorare subito con parruccheria e calzoleria, perchè i personaggi sono tanti. Per quanto possibile si devono cercare le stoffe autentiche nei mercatini: inutile fare gli orli, le marionette possono diventare oggetti di antiquariato, come nella tradizione della mia famiglia. 

E il pubblico? Com’è cambiato nel tempo?
Io l'ho vissuto da quando al Gerolamo veniva Luchino Visconti coi suoi assistenti a vedere lo spettacolo. Trovo che le reazioni siano sempre uguali: c'è chi si lascia andare, dimenticando tutte le sovrastrutture che ci ha dato il progresso. Chi riesce a essere ingenuo fino in fondo non si accorge neanche più dei fili.

Tra smartphone, tablet e videogiochi di ultima generazione, come reagiscono i bambini a questa forma di intrattenimento?
Lì dipende da chi li ha portati a teatro, a chi li ha preparati. Questo non è teatro per bambini, non è un teatro di marionette, ma è con le marionette, che è una bella differenza. Con le scuole abbiamo reazioni incredibili: c'è chi pensa che vi siano le lenti per fare apparire le marionette più grandi, che vi siano strane magie. E’ una ricerca del primitivo.

Le platee straniere vi accolgono in modo trionfale.
La recente tournée in Germania - in cui abbiamo portato il Rinaldo di Hendel, vedeva 27 professori d'orchestra che suonavano strumenti antichi, 8 cantanti sopranisti e nessun taglio fatto all'opera. In sette repliche abbiamo avuto quasi 6000 spettatori. Ogni sera, 35 minuti di applausi. Pensi che un giornalista de Le Figaro mi ha detto che Montecarlo non c'era più un posto: era rimasto solo il palco con gli otto posti della famiglia reale.

E l'Italia?
Ogni anno si ricomincia tutto daccapo. C'è purtroppo una grossa disattenzione: il comunicato con 5900 spettatori e i record passa in sordina e nessuno lo pubblica perchè non è abbastanza eclatante. Noi abbiamo un po' questa mentalità, dove molte cose sfuggono.

Quali sono i costi?
Facendo il regista non mi occupo mai dei costi, altrimenti sarei bloccato dalle mie scelte. Ma portare uno spettacolo all'estero si aggira sui 30.000 euro a recita. Poi se aggiungi i cantanti e l'orchestra... Ma la Germania se lo permette eccome.

Come si aggiorna questo lavoro?
La tecnica di animazione è cambiata tantissimo: ora tutte le marionette muovono la bocca e le mani, anni fa erano solo due.  L'illuminotecnica era solo piatta, data dalle luci della ribalta o da sopra il boccascena; ora ci sono fari proiettori piccolissimi e costosissimi che servono per gli effetti. Poi abbiamo i motori in scena, che per esempio creano l'arrivo del temporale e che aiutano la vecchia scuola teatrale ad acquistare maggiore preziosità: mescoli sapienza barocca con trovate contemporanee con ottimi risultati. Il pubblico pensa che sia acqua vera, invece sono corallini colpiti da proiettori.

La manualità è anch'essa cambiata?
Cambia anche lei, certo. Io poi sono un incontentabile e i miei collaboratori dicono che faccio cose arzigogolate. Da piccolo soffrivo a vedere gli effetti del cinema e dicevo sempre che dovevamo trovare soluzioni per stare alla pari. Oggi ci invitano a Broadway e al MIT di Boston, dove abbiamo tenuto una conferenza sulla tecnologia sul teatro delle marionette odierno. La marionetta è l'attore virtuale, fornisce possibilità infinite, puoi fare anche Dio. Ma nessuno mi da' ascolto.

Ci si incasina là dietro con tutti quei fili, vero?
Ride. Certo! Ogni marionetta si muove con 6-24 fili e dietro al palco ci sono 12 marionettisti alla volta. Succede di tutto: i fili si spezzano, si aggrovigliano, non tornano al posto. Ma studiamo i movimenti al millesimo, e se uno sgarra è un macello. In casi di emergenza si arriva a tagliare il filo: sotto il ponte di manovra c'è la tambasse, una piattaforma di legno dove ci sono spilli, chiodi, forbici... insomma, tutto quello che serve all'occorrenza se succede qualcosa.

Ci sarà senz'altro una marionetta più difficile da manovrare...
Sicuramente la Leonora ne "Il Trovatore": la prima ha 18 fili, l'ultima ne ha 24. Ma anche la Carmen, che ha le dita mobili quando danza con le nacchere. Poi ci sono marionette da 25 kg: per muoverle si usano entrambe le braccia, si appoggiano i gomiti, in un gioco di scarico col corpo. I miei marionettisti si preparano fisicamente montando il ponte, portando cose, facendo i facchini. Qui non ci sono divisioni tra tecnici e marionettisti: e si impara così, evitando dissapori e vanagloria.

A un repertorio contemporaneo ci avete mai pensato?
Anni fa pensai a mettere in scena Brecht, con musiche dal vivo di Weil, ma il Piccolo ha posto il veto che le ombre strelheriane avrebbero disturbato... Ho pensato anche un Diluvio Universale ambientato tra i grattacieli di Milano...E credo proprio che lo farò.

La stagione 2014/2015 inizia il 7 novembre con "Il Trovatore" e propone diversi titoli di successo, come "Il Gatto con Gli Stivali": qui tutti i titoli in programma.

Le precedenti interviste di Teatro.it: 2013